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FAKE: Con la "navigazione in incognito" non si viene identificati se si visitano siti a luci rosse

Francesco Malfetano 23 July 2019
FAKE: Con la "navigazione in incognito" non si viene identificati se si visitano siti a luci rosse
Da quando è stata introdotta la navigazione in incognito (almeno dal 2008), chiunque ne ha fatto ampiamente uso. Questa modalità, disponibile su tutti i browser più famosi, consente agli utenti di non lasciare tracce del proprio passaggio online ed è particolarmente apprezzata per visitare siti a luci rosse. Almeno in teoria quindi, nessuna cronologia - per fidanzate gelose e capi in ufficio particolarmente attenti - né profilazione commerciale - per aziende e portali, anche quelli forse un po' gelosi. Tuttavia quest'ultima certezza è stata smentita da uno studio realizzato da tre ricercatori di Microsoft Research, Carnegie Mellon University e University of Pennsylvania. Secondo gli esperti infatti, ben il 93% dei siti a carattere pornografico invia in ogni caso ad aziende terze i dati relativi alle visite dei propri utenti. Informazioni preziose che potrebbero essere utilizzate per tracciare i navigatori anche una volta disattivata la modalità in incognito.

Il dato citato all'interno del report è stato calcolato analizzando il comportamento di 22.484 siti che offrono contenuti pornografici. Questi comunicherebbero i dati dei propri utenti a una media di 7 differenti domini, tutti compresi in una lista di 230 società diverse che appartengono non solo, come prevedibile, a gruppi commerciali che operano nel settore ma anche colossi che si occupano di tutt'altro: dall'analisi condotta infatti, risulta che Google e le sue società tracciano il 74% dei siti verificati dai ricercatori, Oracle il 24% e Facebook il 10%. In sostanza alla Silicon Valley interessano, e molto, le attività condotte dagli utenti quando credono di non essere osservati. 

La raccolta di dati viene realizzata usando strumenti noti, come cookie e tracker, la cui presenza però molto spesso non viene comunicata ai visitatori della "modalità in incongnito" in maniera del tutto chiara. Questi sistemi infatti, sono perfettamente integrati all'interno del codice sorgente delle pagine web e sono utili alle aziende per tracciare un profilo dei visitatori. Il procedimento è simile a quello che accade quando siamo interessati ad acquistare un prodotto su un sito internet e iniziano a comparire ovunque sul web messaggi pubblicitari per quella stessa categoria di prodotto. «Il problema - ha dichiarato l'autrice dello studio Elena Maris al New York Times - è che la visita di un sito a luci rosse rivela qualcosa di molto più specifico e personale rispetto alla scelta di un maglione».