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FAKE: il Global Compact avrebbe reso obbligatorio lo sbarco della Sea Watch

Pier Paolo Filippi 28 June 2019
FAKE: il Global Compact avrebbe reso obbligatorio lo sbarco della Sea Watch
«Senza l’intervento di @FratellidItaIia nel bloccare il #GlobalCompact, la Corte di Strasburgo avrebbe potuto imporre all’Italia lo sbarco immediato dei passeggeri della #SeaWatch». A pronunciare queste parole, lo scorso 26 giugno, è stata la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che ha commentato la vicenda della nave gestita da una Ong tedesca ma battente bandiera olandese che opera nel mar Mediterraneo. La sua affermazione però, come ha verificato Pagella Politica, è “gravemente errata”. Il Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration – conosciuto anche come Global Compact sull’immigrazione – è un accordo intergovernativo negoziato sotto l’egida dell’Onu che riguarda le migrazioni internazionali. Come recita l’articolo 7 del preambolo del documento votato dall’Assemblea delle Nazioni unite, “non è un accordo legalmente vincolante, ma una semplice cornice che stabilisce degli obiettivi comuni a cui ispirare eventuali collaborazioni tra Stati”. Quindi, se anche l’Italia lo avesse ratificato, non ne sarebbe scaturito alcun obbligo giuridico. A causa della sua natura non vincolante, contrariamente a quanto afferma la Meloni, la Corte di Strasburgo – ossia la Corte europea per i diritti dell'Uomo, che non fa parte della Ue - non avrebbe infatti potuto far discendere alcun obbligo giuridico sull’Italia”. Di più, ill Global Compact non entra proprio nella giurisdizione della Corte di Strasburgo. La leader di FdI inoltre esagera il ruolo avuto dal suo partito nell’impedire la ratifica dell’accordo. È vero che la mozione parlamentare che chiede di non ratificare l’accordo è stata promossa dal suo partito, ma il governo potrebbe decidere diversamente in qualsiasi momento. La mozione parlamentare non è infatti vincolante per l’esecutivo, ma è un atto "politico" con cui il Parlamento chiede al governo di adottare determinate misure e scelte. La responsabilità per la mancata ratifica dunque è più del governo gialloverde, all’interno del quale ha pesato la contrarietà della Lega e del vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini.