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FAKE: Utilizzare cuffie e auricolari non è dannoso

Francesco Malfetano 11 August 2019
FAKE: Utilizzare cuffie e auricolari non è dannoso
Ormai va più o meno così: si connettono le cuffie attraverso il bluetooth (o per i pochi fortunati con il compianto jack audio), si apre la nostra app musicale preferita e si sceglie con quali canzoni farsi compagnia. In alternativa poi ci sono centinaia di migliaia di podcast, oppure si può sempre telefonare qualcuno per fare quattro chiacchiere. Il comune denominatore è sempre lo stesso: cuffie e auricolari. Fin dall'introduzione nelle nostre vite degli indimenticabili Walkman, l'ascolto di musica in cuffia è diventato un fenomeno sempre più diffuso. Quasi una necessità esplosa definitivamente con la digitalizzazione completa delle abitudini d'ascolto grazie ad applicazioni come Spotify, Apple Music, Amazon Prime Music o Google Play Music. Al punto che oggi, secondo i dati del Music Consumer Insight Report 2018, uno studio condotto da AudienceNet e rilasciato dall’International Federation of the Phonographic Industry, ascoltiamo in media 18 ore di musica a settimana di cui la stragrande maggioranza attraverso le cuffie. Quasi un giorno intero al ritmo dei nostri artisti preferiti. Un'abitudine innocua che però potrebbe trasformarsi in qualcosa di realmente pericoloso. 

L'utilizzo indiscriminato e costante di cuffie e auricolari può provocare seri danni all'udito anche a volumi considerati non eccessivi. L'allarme è stato lanciato dall'Oms, l'organizzazione mondiale della sanità, e ripreso sempre più spesso da medici e ricercatori che denunciano una relazione causa-effetto tra l'esposizione prolungata a fonti di rumore ritenute non pericolose (come una traccia musicale appunto) e diverse tipologie di problemi all'udito. A riaccendere i riflettori sul fenomeno ci ha pensato una recente inchiesta del Mundo che, dopo aver interrogato numerosi esperti, ha spiegato come i primi sintomi si stiano ravvisando sui 40enni di oggi. I nati negli anni '70 infatti cominciano a lamentare disturbi dell'udito che fino a questo momento era ravvisati esclusivamente in persone con almeno 20 anni in più.

«Oltre un miliardo di giovani rischia di perdere l’udito semplicemente facendo un’attività che ama, ovvero ascoltare regolarmente la musica attraverso le cuffie - ha spiegato al giornale in lingua spagnola la dottoressa Shelly Chadha, funzionario tecnico ed esperta di problemi dell'udito presso l’OMS - Noi proponiamo alcune funzioni come la limitazione o la riduzione automatica del volume e il parental control per i genitori, in modo che quando qualcuno supera il volume consigliato, il dispositivo lo abbasserà automaticamente a un livello sicuro per l’ascolto». Tuttavia i problemi d’udito riscontrati non sarebbero legati solo al volume d’ascolto dei brani, per l’OMS infatti altro fattore è il tempo dedicato all’ascolto stesso. Esporsi a un volume moderato come 85 decibel ma per 8 ore al giorno (abitudine che è prassi per moltissimi giovani) equivale a farlo ai più fastidiosi 100 decibel per soli 15 minuti. I danni provocati sono molto simili. L’Organizzazione però, non consiglia ovviamente di smettere di utilizzare cuffie e auricolari o peggio di smettere di ascoltare musica ma suggerisce la regola piuttosto semplice del 60-60: prolungare l’ascolto per massimo 60 minuti al giorno e soprattutto farlo a non più del 60% del volume massimo del dispositivo utilizzato.

Una buona abitudine che potrebbe frenare il costante peggioramento a cui stiamo andando incontro. In questo momento infatti più di una persona su 20, 432 milioni di adulti e 34 milioni di bambini in tutto il mondo, ha subito una perdita uditiva importante. E a loro potrebbero aggiungersi a breve, sempre secondo i dati di una ricerca svolta dall’OMS in collaborazione con l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni, oltre un miliardo di giovani tra i 12 e i 35 anni.  Non a caso Josefa Donderis Sala, specialista in Otorinolaringoiatria e Patologia Cervico-Facciale presso l'Ospedale Denia-Marina Salud, ad Alicante, ha affermato che negli ultimi due anni «il numero di adolescenti portati dai genitori da uno specialista per questo problema è cresciuto in modo esponenziale». Per questo bisogna sempre monitorare la situazione evitando di presentarsi dall’otorino solo quando i problemi sono già evidenti e quindi effettuare almeno due controlli ritenuti fondamentali dall'American Academy of Pediatrics: la prima tra gli 11 e 14 anni e la seconda tra 15 e 17 anni.