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FAKE: Non si può essere "schedati" dalle aziende se non si utilizza internet

Francesco Malfetano 22 September 2019
FAKE: Non si può essere "schedati" dalle aziende se non si utilizza internet
I sistemi di intelligenza artificiale stanno ancora muovendo i primi passi e già lasciano stupefatti per la semplicità con cui riescono a "capirci", raccogliere informazioni e usarle per fornirci servizi più o meno necessari. I loro algoritmi ci sorprendono ogni volta che magari cerchiamo un prodotto sul web e poi ce lo ritroviamo in bella mostra sui social. 
Un'abilità che per quanto possa sembrare innocua  nasconde dei lati pericolosi per la nostra privacy. Una sorta di Grande Fratello di matrice orwelliana potrebbe essere dietro le porte. Ma al di là delle distopie, anche le scelte radicali come tenersi alla larga dai motori di ricerca e dai social network potrebbe non essere abbastanza. 

Si può infatti essere 'schedati' dalle aziende informatiche anche senza aver mai avuto accesso a una connessione internet. A dimostrarlo è il caso raccontato da Joe Toscano, ex consulente di Google, sul sito della rivista statunitense Forbes. L'uomo ha scoperto come tra i dati raccolti dal browser Chrome, il più utilizzato dagli utenti di tutto il mondo, anche alcune informazioni sui propri nonni che non erano mai stati connessi. La scoperta, racconta l'esperto, è avvenuta in maniera del tutto fortuita mentre dava un'occhiata  prima tra le password salvate e poi tra le altre informazioni. «E' risultato che Google ha informazioni che mi connettono a mia nonna, che è viva e vegeta ma non ha mai avuto Internet, e con mio nonno, che è recentemente scomparso e che allo stesso modo non è mai stato connesso - scrive - Questo è sconcertante per diverse ragioni, la maggiore delle quali è che nessuno dei due ha mai fatto un log in nella propria vita, e nonostante questo Google conosceva i loro indirizzi esatti e i loro nomi completi».

Toscano, che peraltro è uno dei fondatori del Better Ethics and Consumer Outcomes Network, un gruppo di tecnici che si occupa di etica del web, sostiene di non sapere come questi dati possano essere entrati nel sistema, e neanche come i dati sui suoi nonni siano stati poi collegati a lui. «Perchè è accettato che la rete sia progettata per essere una macchina di sorveglianza? - conclude - So che la raccolta di dati sul web è un'attività legale, e può essere fatta in modo da non infrangere le leggi. Ma solo perchè una cosa è legale non vuol dire che sia giusta».