FALSO

FAKE: C’è una correlazione tra uso degli smartphone e tumori

Francesco Malfetano 16 August 2019
FAKE: C’è una correlazione tra uso degli smartphone e tumori
Si tratta di uno dei temi più dibattuti degli ultimi anni, ma nonostante si sia spesso parlato di un incremento del rischio di insorgenza di tumori legato all’utilizzo di telefoni cellulari (come nel caso delle valutazioni dello Iarc nel 2011), non sarebbe così. A spiegarlo è stata una fonte affidabile come l’Istituto Superiore di Sanità che nel rapporto Istisan “Esposizione a radiofrequenze e tumori: sintesi delle evidenze scientifiche" pubblicato di recente ha stabilito come l’utilizzo prolungato del cellulare, per oltre dieci anni, non fa incrementare il rischio di neoplasie maligne (glioma) o benigne (meningiomi, neuromi acustici, tumori dell’ipofisi o delle ghiandole salivari). Tuttavia l’ISS ha anche specificato come i dati attuali non consentano valutazioni accurate del rischio dei tumori intracranici a più lenta crescita e mancano dati sugli effetti a lungo termine dell’uso del cellulare iniziato durante l’infanzia.

«In base alle evidenze epidemiologiche attuali - si legge nel rapporto - l’uso del cellulare non risulta associato all’incidenza di neoplasie nelle aree più esposte alle RF durante le chiamate vocali. La meta-analisi dei numerosi studi pubblicati nel periodo 1999-2017 non rileva, infatti, incrementi dei rischi di tumori maligni (glioma) o benigni (meningioma, neuroma acustico, tumori delle ghiandole salivari) in relazione all’uso prolungato (≥10 anni) dei telefoni mobili».

Il rapporto, curato da un gruppo multidisciplinare di esperti di diverse agenzie italiane (Iss, Arpa-Piemonte, Enea, Cnr-Irea), esamina le caratteristiche e i livelli di emissione delle sorgenti di radiofrequenze più rilevanti per la popolazione come antenne radiotelevisive, stazioni radio base, WiFi concentrandosi però sui telefoni cellulari perché è nel dispositivo personale che sono concentrati i maggiori rischi potenziali per la salute. In pratica l’ISS smonta le polemiche relative alla presenza di antenne vicine ai luoghi abitati o reti di connettività presso le scuole. Situazioni che in questi anni hanno spesso fatto urlare al disastro e attratto l'opinione pubblica: «Gli impianti per telecomunicazione sono aumentati nel tempo ma l’intensità dei segnali trasmessi è diminuita con il passaggio dai sistemi analogici a quelli digitali. La distanza da sorgenti fisse ambientali non è un buon indicatore del livello di RF all’interno di un’abitazione perché molte antenne sono direzionali e le RF sono schermate dalla struttura degli edifici e da altri ostacoli naturali. Gli impianti WiFi hanno basse potenze e cicli di lavoro intermittenti cosicché, nelle case e nelle scuole in cui sono presenti, danno luogo a livelli di RF molto inferiori ai limiti ambientali vigenti».